"Antonio La Trippa" è ormai locale troppo conosciuto a Napoli per aver bisogno di presentazioni. Situato in una zona facilmente raggiungibile si riconosce subito dalle persone che ogni sera fanno la fila per accomodarsi al tavolo di Pino Bozza, il proprietario.
Appena si entra si ha subito la sensazione di trovarsi a casa. Quelle che possono sembrare "cianfrusaglie" messe un po' ovunque, sono in realtà veri e propri pezzi di una Napoli antica, ricca di storia e tradizione. E già da qui, si può facilmente intuire la proposta culinaria offerta. Piatti semplici della tradizione partenopea cucinati magistralmente, primo fra tutti la "Genovese". Per chi non lo sapesse, la genovese è un primo piatto il cui "sugo" è composto principalmente da cipolle lasciate cuocere dalle dieci alle tredici ore. Un piatto di origine povera quindi, ma talmente buono che sarebbe difficile raccontare.
Ma non solo la genovese, anche la "Pasta e fagioli alla pescatora", la "Lardiata" e gli antipasti sempre diversi. Da provare senz'altro il baccalà fritto in maniera impeccabile e l'uovo "alla Monachina" che, perdonate il paragone, è una "poesia". E infine la chicca: il caffè servito in un vassoio direttamente dalla Moka. Per un tradizionalista come me, queste cose sono da notare e da apprezzare.
Tutto viene servito in padelle avvolte in un canovaccio accompagnate dal classico mestolo, quello che ognuno di noi possiede in casa propria. Perché è questa la sensazione che si ha, di essere a casa propria. La tovaglia a quadri, il vino "con le percoche", il proprietario che si intrattiene con i suoi clienti per assicurarsi che tutto vada come deve. Si siede al tavolo con te, e ti racconta cosè "Antonio La Trippa".
Non è solo una trattoria, è un sogno. Non è gourmet ma non è nemmeno cibo da strada. E' tradizione, passione e devozione. E si vede tutta. Non siamo qui a fare classifiche sul meglio o sul peggio dei locali napoletani, ma siamo qui a dire che, senza ombra di dubbio, "Antonio La Trippa" e la famiglia Bozza, meritano tutto il successo che hanno. E forse anche di più.
Insomma: "Vota Antonio, Vota Antonio, Vota Antonio" (cit.)
Ad Maiora Semper!
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